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IA e Robotica: verso l’Internet delle Abilità e nuove forme di interazione uomo-macchina

Dall’IT all’IAT

Il modello di Industria 5.0 sviluppato dall’Unione Europea prevede un’evoluzione della dimensione industriale verso una dimensione resiliente, sostenibile, ma soprattutto umano centrica.

Questa declinazione sembrerebbe essere in contrasto con l’avanzata dell’intelligenza artificiale nelle organizzazioni e nei sistemi produttivi. A tal proposito diversi studiosi di robotica, tra i quali l’italiano Bruno Siciliano dell’Università Federico II di Napoli, al fine di mantenere e valorizzare le competenze umane, si sono fatti promotori del concetto di Internet of Skills (Internet delle Abilità) e I.A.T. – Inter-Action Technologies, tecnologie dell’interazione tra uomo e robot che progressivamente andranno a sovrapporsi e a sostituirsi alle tecnologie dell’informazione (I.T.).

Le recenti innovazioni nel campo dell’IA, testimoniate dalle ricerche di società come Google e Nvidia, segnano la transizione dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (IT) a quelle dell’interazione (IAT).

Come sottolineato dal professor Siciliano, non si tratta di una semplice evoluzione tecnologica, ma di un vero e proprio cambio di paradigma, col quale, aggiungiamo noi, le aziende e le organizzazioni dovranno necessariamente confrontarsi, rivedendo il proprio approccio al business, per mantenere e migliorare il posizionamento nel mercato.

L’acronimo IAT sottolinea il ruolo chiave dell’interazione fisica nell’applicazione delle nuove tecnologie. Progressivamente assisteremo a un’evoluzione delle applicazioni di intelligenza artificiale da una dimensione cognitiva di analisi ed elaborazione di informazioni a una dimensione fisica che integrerà capacità di percezione, cognizione e azione concreta nel mondo fisico, con un’interazione tangibile con l’ambiente e l’essere umano. Si passerà dalla dimensione dell’Internet of Things a quella dell’Internet of Skills, ossia Internet delle Abilità: insieme di tecnologie capaci di esaltare il capitale umano e le abilità individuali.

A che punto siamo

con l’utilizzo dell’IA nell’Industria 5.0

Tra le principali applicazioni dell’IA nell’Industria 5.0 troviamo, ad esempio:

  • Manutenzione predittiva: attraverso l’analisi dei dati raccolti dai sensori, l’IA può prevedere guasti e malfunzionamenti delle macchine, riducendo tempi di inattività e costi di manutenzione.

  • Automazione collaborativa: i cobot (robot collaborativi) lavorano a fianco degli operatori umani, migliorando efficienza e sicurezza nei processi produttivi.

  • Ottimizzazione della supply chain: algoritmi avanzati analizzano i dati di produzione e logistica per migliorare la gestione delle scorte, ridurre i tempi di consegna e minimizzare gli sprechi.

  • Supporto decisionale: strumenti di IA analizzano grandi quantità di dati per fornire insight strategici ai manager, migliorando la qualità delle decisioni aziendali.

  • Sicurezza informatica e controllo qualità: le tecnologie di machine learning aiutano a individuare anomalie nei sistemi e a garantire standard produttivi elevati grazie all’analisi automatizzata di immagini e dati di produzione.

Alcune di queste applicazioni, ad esempio i robot collaborativi o i sistemi impiegati nella Supply Chain, già prevedono una forma di interazione tra l’uomo e la macchina, destinata, come abbiamo visto, a diventare sempre più stretta.

L’evoluzione richiede necessariamente sia un cambiamento di approccio verso la tecnologia, sia la maturazione di nuove competenze, non solo di tipo tecnico, ma anche relative alla sfera relazionale e delle cosiddette soft skill.

Formazione

per gestire l’evoluzione delle competenze

Per rispondere alle nuove esigenze, sarà necessario investire nella formazione delle risorse umane, per far emergere competenze manageriali e tecniche in grado di governare i processi digitalizzati. Le aziende dovranno rivedere le proprie strutture per integrare modelli formativi in grado di gestire la conoscenza e le competenze core.

Tra le strategie di formazione più efficaci:

  • Academy aziendali: strutture di formazione interna per garantire l’aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti.

  • E-learning e piattaforme digitali: soluzioni di apprendimento online che permettono un accesso flessibile e scalabile alle risorse formative.

  • Tutorship: trasferimento di competenze tra dipendenti senior e nuove generazioni di lavoratori.

  • Esperienze immersive e simulazioni AR/VR: utilizzo di realtà aumentata (AR) e virtuale (VR) per l’addestramento pratico in contesti sicuri e controllati.

Intelligenza Artificiale, Knowledge Management

e Normativa ISO

Per essere applicati in maniera strutturata ed efficace, i concetti citati necessitano di opportune linee guida. A difetto o in attesa di una regolamentazione armonizzata che ci auguriamo coinvolga il maggior numero di paesi, l’ISO (organizzazione di normazione internazionale attiva dal 1946 che raggruppa 174 paesi tra cui anche l’Italia) ha emesso due norme che possono essere utilizzate come riferimento per la gestione dell’IA e per l’organizzazione della conoscenza:

  • ISO 42001: Information technology – Artificial intelligence – Management system

  • ISO 30401: Knowledge management systems – Requirements

La norma ISO 42001:2023 è il primo standard internazionale dedicato ai sistemi di gestione dell'Intelligenza Artificiale (AI Management System-AIMS): fornisce un quadro strutturato per aiutare le organizzazioni a sviluppare, implementare e migliorare continuamente sistemi di IA in modo responsabile ed etico, prevenendo i rischi connessi con la qualità e l’utilizzo dei dati e delle informazioni rilasciati da questi sistemi. Applicabile a tutte le organizzazioni, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore, la norma si basa sul ciclo PDCA (Plan-Do-Check-Act) e integra principi fondamentali come trasparenza, responsabilità, sicurezza e rispetto della privacy.​

La norma definisce requisiti per la governance dell'IA, la gestione dei rischi, la valutazione dell'impatto e la gestione dei dati, promuovendo l'affidabilità e la fiducia nelle applicazioni AI. Inoltre, supporta la certificazione esterna, offrendo alle organizzazioni uno strumento per dimostrare il proprio impegno verso pratiche AI responsabili.​

In sintesi, la ISO 42001 rappresenta un passo fondamentale per garantire che l'adozione dell'IA avvenga in modo etico, sicuro e conforme, contribuendo a una gestione efficace e sostenibile delle tecnologie intelligenti.

La norma ISO 30401 stabilisce i requisiti per l'istituzione, l'implementazione, il mantenimento, la revisione e il miglioramento di un sistema di gestione della conoscenza (KMS) efficace all'interno delle organizzazioni. Applicabile a organizzazioni di qualsiasi tipo e dimensione, la norma fornisce una guida per ottimizzare il valore della conoscenza, promuovendo la creazione di valore attraverso la gestione strategica delle informazioni e delle competenze.

La norma ISO 30401 si basa su un approccio sistemico che integra leadership, pianificazione, supporto, operatività, valutazione delle performance e miglioramento continuo. Essenziale è l'impegno della Direzione nel promuovere una cultura della conoscenza, l'identificazione e la condivisione delle conoscenze critiche, e l'adozione di tecnologie che facilitino l'accesso e la diffusione delle informazioni. La norma enfatizza anche l'importanza della formazione, della sicurezza delle informazioni e della compliance alle normative vigenti.

Riassumendo, ISO 30401 offre un quadro di riferimento per le organizzazioni che desiderano gestire efficacemente il proprio capitale intellettuale, migliorando l'efficienza operativa, l'innovazione e la competitività.

Conclusione

Il recupero della centralità dell’individuo e la gestione strategica della conoscenza e dei nuovi strumenti tecnologici rappresentano elementi fondamentali per il successo dell’Industria 5.0 e delle applicazioni dei sistemi di IA.

Le aziende sono chiamate ad adottare modelli organizzativi e formativi adeguati a garantire un efficace processo di sviluppo delle risorse umane e la loro corretta interazione con i sistemi di automazione. Solo attraverso un bilanciamento tra tecnologia e competenze umane sarà possibile realizzare un modello industriale sostenibile e innovativo, capace di valorizzare al massimo il potenziale delle persone.

L’Industria 5.0 e tutto quanto ruota intorno a essa non è solo una trasformazione tecnologica, ma un cambiamento culturale che pone l’individuo al centro dell’innovazione. Il futuro del lavoro non sarà definito dalla sostituzione dell’uomo con la macchina, ma dalla creazione di sinergie che permettano di valorizzare il meglio di entrambi. La sfida per le aziende sarà quella di adottare strategie integrate di formazione, gestione della conoscenza e innovazione, per garantire una crescita sostenibile e competitiva nel lungo termine.

 

Credit foto di copertina: Pavel Danilyuk - Pexels

 

  Andrea Calisti

Business Transformation Expert


BLUPEAK - Business is culture

Investimenti delle aziende nel settore Tech

Luci e ombre di un settore complesso e variegato, dirompente per gli impatti prossimi futuri

Il settore Tech (o settore tecnologico) comprende l’insieme delle industrie e delle aziende che operano nel campo della tecnologia e dell'innovazione. Si tratta di una vasta gamma di attività legate alla ricerca, allo sviluppo e alla produzione di hardware, software, dispositivi elettronici, sistemi informatici e servizi digitali.

Alcuni ambiti principali del settore tecnologico includono, ad esempio:

  • Tecnologia dell’informazione e analisi dei “Big Data”: sistemi e servizi per la gestione e il trattamento dei dati e delle informazioni come supporto al processo decisionale.

  • Software e applicazioni: sviluppo di soluzioni per i privati e per le aziende.

  • Intelligenza artificiale e machine learning: tecnologie per il processo di apprendimento delle macchine.

  • Internet delle cose (IoT): sensori e dispositivi connessi in rete, che possono scambiarsi dati e dialogare in modo intelligente.

  • Blockchain: tecnologie relative alla gestione sicura delle transazioni.

  • Elettronica di consumo: produzione di dispositivi elettronici per uso quotidiano.

Il settore tecnologico è considerato uno dei più dinamici e in crescita, con un impatto significativo su ogni settore dell’economia, dai trasporti alla salute, dall'educazione, all’energia, alla finanza. È quindi di interesse analizzare come si stiano orientando gli investimenti e il business delle aziende che operano in questo contesto.

Un recente studio della società di analisi e consulenza Mc Kinsey, condotto su un campione di circa 1000 aziende che operano in 50 paesi, ha evidenziato, nel 2023, un calo degli investimenti valutabile tra il 30 e il 40% (Technology Trend Index Outlook 2024).

Questo fenomeno è dovuto principalmente alla crescita dei costi di finanziamento e all’incertezza delle prospettive a breve e medio termine. Il principale effetto di questa congiuntura è stato di indirizzare gli investitori verso tecnologie caratterizzate da importanti valori di margini e ricavi.

In particolare, sono stati tre i settori maggiormente premiati dal mercato:

  • Intelligenza artificiale

  • Elettrificazione

  • Energie rinnovabili

Il fenomeno destinato a generare il trend di innovazione di maggiore entità è sicuramente quello dell’Intelligenza Artificiale, sul cui sviluppo si stanno concentrando gli sforzi di tutti i grandi nomi mondiali del settore: Microsoft, Oracle, AWS, Google, OpenAI, Nvidia.

L’IA si sta affermando in molteplici settori, grazie alla capacità di analizzare grandi moli di dati e di sviluppare contenuti (immagini, testi e perfino musica) in autonomia e con tempi ridotti. Queste prestazioni, se utilizzate con attenzione, mantenendo il “fattore umano” al centro del processo decisionale, sono in grado di generare valore aggiunto per le aziende, il cui ammontare globale viaggia nell’ordine di grandezza di diverse migliaia di miliardi di dollari (sempre secondo Mc Kinsey).

Per governare efficacemente lo sviluppo dell’IA è necessario disporre di professionalità adeguatamente preparate (le posizioni lavorative aperte in questo campo nel 2023 sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente). Il problema risiede oggi nella difficoltà a reperire simili professionalità con le giuste competenze su IA, machine learning, analisi di dati e ambiti simili. Questa sarà anche la prossima sfida per università e centri di formazione non solamente scientifica: creare percorsi di istruzione in grado di rendere disponibili tecnici, ma anche filosofi, sociologi e psicologi, in grado di comprendere e governare il fenomeno IA in tutte le sue implicazioni economiche, sociali e di sicurezza.

Un altro settore trainante per gli investimenti è quello delle energie rinnovabili e dell’elettrificazione, spinto dalle prese di posizione a livello internazionale sulla necessità di contenere gli effetti dei cambiamenti climatici.

In questo caso, il tema non è limitato solo alla produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico), ma anche all’utilizzo dell’idrogeno verde (prodotto utilizzando fonti di energia a basso impatto ambientale), del nucleare di nuova generazione (con reattori più sicuri e intensificando la ricerca per arrivare alla fusione nucleare) e di biocombustibili.

Oltre alle tecnologie di produzione, un quantitativo consistente di risorse economiche è assorbito dalla ricerca sui sistemi di accumulo e sulle “smart grid” di trasmissione dell’energia.

Anche in questo caso, un fattore strategico è rappresentato dalle competenze che si dovranno creare per sostenere la ricerca nel settore e la “messa a terra” delle tecnologie.

Gerd Altmann - Pixabay

Infine, un settore che possiamo ancora definire emergente o “di frontiera” nell’innovazione è quello del calcolo quantistico, che sfrutta i principi della meccanica quantistica per risolvere problemi complessi con algoritmi che i computer tradizionali non riescono a processare. A differenza dei computer classici, che utilizzano “bit” per rappresentare informazioni definite come 0 o 1, i computer quantistici utilizzano “qubit” (quantum bits), che possono esistere in una sovrapposizione di stati, ovvero essere contemporaneamente sia 0 che 1 grazie al fenomeno della sovrapposizione quantistica.

Il calcolo quantistico, integrato progressivamente con quello “classico”, permetterà di risolvere una serie di problematiche e di migliorare le prestazioni di processi legati a simulazioni (ad esempio nel campo della fisica, della chimica, della biologia), crittografia e sicurezza dei dati, machine learning e intelligenza artificiale.

Come anticipato nel titolo, lo scenario attuale si presenta come estremamente articolato e caratterizzato da una molteplicità di dimensioni eterogenee. In particolare, per molte imprese, l’adozione e l’integrazione delle nuove tecnologie non si limiterà a un semplice aggiornamento operativo, ma richiederà un profondo ripensamento sia della mentalità aziendale sia delle modalità organizzative. Questo cambiamento, inevitabile per rimanere competitivi, implica una transizione complessa che deve essere affrontata con una strategia chiara e un approccio proattivo.

Prepararsi in modo adeguato significa investire anticipatamente in percorsi strutturati di analisi organizzativa e di formazione, finalizzati a sviluppare le competenze necessarie per gestire l’innovazione, e in servizi di consulenza specializzata, che possano guidare le aziende nell’identificazione delle soluzioni più adatte alle loro specifiche esigenze. La mancata pianificazione di questa trasformazione potrebbe comportare il rischio di trovarsi impreparati di fronte a una rivoluzione tecnologica che, per quanto inevitabile nel suo verificarsi, rischia di essere altamente dirompente nei suoi effetti, sia in termini di competitività sia di sostenibilità a lungo termine.

 

Andrea Calisti

Business Transformation Expert

BLUPEAK - Business is culture

Il Leader: chi è (era) costui?

Riflessioni, perché non sono mai abbastanza, sulla figura e sul concetto di Leader e di Leadership, elementi sempre essenziali nel governo delle aziende come nella gestione dei progetti.

Partiamo dai fatti

Se consideriamo la definizione ufficiale del vocabolario Treccani, il concetto di “Leader” è messo in relazione alla politica e allo sport.

Nel primo caso il leader è il capo di un partito, di un movimento d’idee, di un’organizzazione, di un gruppo. Nel secondo caso il leader è il concorrente (atleta o squadra) che è al primo posto in classifica durante la disputa di un campionato o comunque di una gara con più prove, oppure il cavallo che in ogni circostanza corre davanti agli altri, li conduce e serve loro da guida.

Ci perdoneranno gli accademici della Treccani se in questo contesto, e rifacendoci al mondo delle aziende che ben conosciamo, declineremo il concetto di “Leader” in forma diversa.

Innanzitutto, il leader non è (sempre) chi occupa una posizione apicale nell’organizzazione, men che meno il “padrone” o il CEO dell’azienda. Certamente per queste figure la leadership dovrebbe essere una dote innata e necessaria ma, purtroppo, ciò non sempre si verifica.

Il leader dovrebbe necessariamente dare prova di avere ed esercitare le seguenti capacità:

  • conoscenza dell’azienda;

  • conoscenza del prodotto e del mercato;

  • visione a medio/lungo termine;

  • capacità di trasformare la visione in scelte operative coinvolgendo e motivando i collaboratori.

A. Olivetti

Una volta l’imprenditore conosceva i propri collaboratori (dall’ingegnere al semplice operaio) per nome. Aveva ben presente sia le capacità tecniche di ciascuno, sia le singole situazioni familiari e personali, e sapeva impegnarsi per mettere ciascuno nella condizione di rendere al meglio nel lavoro quotidiano. Allo stesso tempo, l’imprenditore autentico, prima di accedere alle funzioni di vertice dell’azienda, faceva una robusta gavetta partendo dal basso, per conoscere e toccare con mano i vari aspetti della produzione. Così è stato, ad esempio, per Adriano Olivetti o, in tempi più recenti, per il compianto Giovanni Alberto Agnelli (che oggi, se non fosse troppo prematuramente scomparso, avrebbe 60 anni). Questa è leadership esercitata a livello delle persone.

L’imprenditore deve conoscere il mercato, quello interno come quello di esportazione e sapere quali scelte compiere non solamente per moltiplicare i dividendi degli azionisti, ma soprattutto per mantenere e creare lavoro e valore d’impresa. A tale proposito ci sembra quanto mai opportuno ricordare nuovamente Adriano Olivetti e la storia della sua azienda che, per contrastare i momenti di crisi e non licenziare, ha costantemente cercato sbocchi in nuovi mercati, rimanendo attenta alle innovazioni di prodotto e alla diversificazione del business (per esempio nel settore dei mobili per ufficio). Allo stesso modo la vision dell’impresa e del contesto è necessario che vada oltre il breve termine e la logica degli incentivi ottenibili dai singoli governi, rimettendo al primo posto la capacità di fare innovazione (di prodotto come di processo) e di gestire il rischio di impresa. Questa è leadership etica.

D. Giacosa

Sulla conoscenza del prodotto e sulla capacità di sviluppare prodotti innovativi e in linea con le aspettative dei clienti, non possiamo non ricordare Dante Giacosa e Vittorio Ghidella, creatori di alcuni tra i modelli più innovativi della Fiat: Topolino, 600, 500, 128, 127, Uno, Croma (con le sorelle Alfa Romeo 164 e Lancia Thema).

Questa è leadership tecnologica.

Foto: Emslichter - Pixabay

Infine, come già accennato, il leader deve proiettarsi nel futuro. Saper guardare alla luna e non al dito e, soprattutto, voler raggiungere la luna e motivare i collaboratori verso questo obiettivo. Su questo concetto calza perfettamente la frase dantesca: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Divina Commedia, XXVI canto dell’Inferno). Questa è probabilmente la dimensione più autentica della leadership.

Leadership: concetto quanto mai essenziale e necessario alle aziende

per esser competitive

Il leader autentico è quindi una persona che, come si dice in gergo giornalistico, è sempre “sul pezzo”, sia nella gestione delle dinamiche interne all’azienda, sia nelle relazioni con il contesto esterno.

Nel progetto, il Project Manager dovrebbe avere le diverse dimensioni della leadership distillate al massimo livello, non solamente per far lavorare correttamente e in modo coordinato verso gli obiettivi comuni i diversi componenti del team di progetto (che spesso sono fisicamente lontani o possono appartenere ad aziende diverse), ma anche per gestire in modo corretto le relazioni con lo “sponsor” e i mutamenti di scenario.  

Le aziende competitive e di eccellenza dovrebbero avere leader veri nelle posizioni strategiche a qualsiasi livello: apicale, ma anche operativo.

La leadership è inoltre una dote fondamentale per poter gestire efficacemente l’ingresso dell’Intelligenza Artificiale nelle organizzazioni, evitando sconvolgimenti di ruoli e di clima aziendale… Ma questa è un’altra storia.

Foto di copertina: Gerd Altmann - Pixabay

Andrea Calisti

Business Transformation Expert

BLUPEAK - Business is culture

DA GUGLIELMO MARCONI A OGGI

Guglielmo Marconi, trasmissioni wireless e Intelligenza Artificiale: quando i cambiamenti sono disruptive


Quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita di Guglielmo Marconi e, vista la portata dei cambiamenti che con le sue ricerche e sperimentazioni ha introdotto nel settore e nell’industria delle telecomunicazioni, è doveroso rendergli omaggio e chiedersi quale possa essere oggi un cambiamento simile a quello provocato dalle sue scoperte.

Il genio autodidatta che ha rivoluzionato le comunicazioni 

Il 25 aprile di 150 anni fa (era il 1874) nasce a Bologna Guglielmo Marconi. Di padre italiano e madre irlandese, il ragazzo decide presto di interrompere gli studi e, trasferitosi a Pontecchio, nell’Appennino bolognese, presso la paterna Villa Griffone, nell’inverno 1894-1895 compie numerosi esperimenti sulle onde elettromagnetiche, perseguendo l’idea di utilizzarle come veicolo per realizzare comunicazioni a distanza senza l’uso di fili.

Villa Griffone - Foto di A. Calisti

Nella primavera del 1895 Marconi riesce a emettere un segnale che, partendo dalla villa, percorre due chilometri, supera la collina detta ‘dei Celestini’, e raggiunge un ricevitore in mezzo alla campagna.

Nasce così l’era delle comunicazioni wireless e, improvvisamente, non solo il telegrafo di Morse (brevettato cinquant’anni prima) ma anche il telefono (inventato da meno di 25 anni, nel 1871) sembrano diventare obsoleti. Quest’ultimo sopravviverà fino ad oggi, integrando però le tecnologie marconiane nella telefonia cellulare.

Il resto è storia piuttosto nota. Purtroppo, la giovane Italia dell’epoca non arrivò a percepire la portata della scoperta di Marconi, che sarà brevettata in Inghilterra, paese che rimarrà per diverso tempo il centro delle attività dello studioso e dove nel 1898 nascerà la Marconi’s wireless telegraph and signal Company, azienda che sarà per lo scienziato il principale mezzo di sviluppo della sua invenzione.

Tavolo di lavoro di Marconi - Villa Griffone

Foto di A. Calisti

Nel giro di pochi anni i segnali di Marconi superano l’Oceano Atlantico, collegando le coste dell’Inghilterra con quelle del Canada e accendono le luci del municipio di Sidney attraverso un comando che lo stesso Marconi aziona dal porto di Genova (era il 26 marzo 1930). Questi segnali, emessi dalle navi lungo le loro rotte, salveranno molte vite in mare (emblematico è il caso del Titanic, ma anche, in tempi più recenti, del transatlantico italiano Andrea Doria). Sulle onde di Marconi viaggeranno intorno al mondo voci, musica e messaggi (purtroppo non sempre lieti) attraverso la radiofonia e la televisione. Saranno possibili i collegamenti nei viaggi spaziali e nell’esplorazione del cosmo e, grazie alla radioastronomia, saranno studiate stelle lontane e l’universo remoto.


Villa Griffone e tomba di Marconi - Foto di A. Calisti

Marconi muore improvvisamente per una crisi cardiaca il 20 luglio del 1937. A 63 anni lascia un’eredità di conoscenza di inestimabile valore, sulla quale nei decenni futuri si formeranno e lavoreranno generazioni di tecnici e ricercatori e che rappresenta il fondamento delle telecomunicazioni moderne e del “villaggio globale” che oggi abitiamo.

Veramente le scoperte di Marconi sono state disruptive nelle relazioni umane e nella riduzione della distanza tra paesi e continenti, veramente era, come lo hanno soprannominato gli americani, il wireless wizard, il mago delle comunicazioni senza fili.

L’Intelligenza Artificiale: la rivoluzione di questo secolo

Guardando alle scoperte di Marconi, viene spontaneo chiedersi quale strumento innovativo, oggi, possa essere accostato alle tecnologie sviluppate dal genio bolognese.

Foto di Gerd Altmann - Pixabay

La risposta, a nostro avviso, è da ricercare nel mondo dell’informatica che, ad esempio, attraverso la meccatronica, ha dato origine a soluzioni innovative nel settore dei processi di manufacturing. Ma un altro settore merita di essere paragonato a quello di cui Marconi è stato pioniere e iniziatore: l’Intelligenza Artificiale.

L’intelligenza artificiale generativa (ad esempio ChatGpt sviluppata dalla società OpenAI) è capace di svolgere molti compiti ritenuti finora umani e di generare contenuti multimediali (testo, immagini, video, musica, ecc.) in risposta a specifiche richieste. Si tratta di uno strumento che può essere utilizzato in diversi settori (dalla analisi di documenti alla produzione di contenuti a scopo di comunicazione).

L’impiego dell’I.A. è oggi, e sarà sempre di più nei prossimi anni, fonte di trasformazioni nell’organizzazione e nella gestione di risorse e di processi aziendali, consentendo, se impiegata nel modo giusto, di liberare ore e risorse umane da dedicare ad attività maggiormente strategiche e a valore aggiunto. Vedere nell’I.A. solamente uno strumento per “tagliare teste” è un modo riduttivo e ottuso di concepire l’impiego di tale strumento dal potenziale decisamente elevato, per il miglioramento di processi quali la Ricerca & Sviluppo, la Progettazione, la Produzione e la Supply Chain, assicurando un migliore coordinamento delle risorse, una automatizzazione e velocizzazione delle attività di routine.

Già oggi il 70% delle aziende che hanno utilizzato l’I.A. dichiara di aver migliorato la produttività; inoltre, secondo uno studio realizzato da The European House Ambrosetti e Microsoft, l’I.A. può generare un impatto positivo sul PIL attraverso il risparmio di ore lavorative e l’efficientamento dei processi.

Certamente, come evidenziato da molteplici organizzazioni di categoria, il mercato del lavoro dovrà misurarsi con l’impatto dell’I.A. Le nuove frontiere della digitalizzazione incideranno sulle aziende e sui lavoratori portando una trasformazione dei posti di lavoro, la scomparsa di alcune professioni e la nascita di altre. Per affrontare e governare tale cambiamento, decisamente disruptive, sarà importante essere preparati a sfruttare il potenziale offerto dalle nuove tecnologie in chiave di miglioramento della produttività, ma anche della qualità del lavoro.

Infine, è bene sottolinearlo, l’uomo dovrà comunque essere sempre al centro della macchina organizzativa. A lui dovrà spettare il compito di esaminare e valutare il prodotto dell’I.A. e di deciderne l’impiego. In questo modo si potranno evitare i rischi profetizzati da Stanley Kubrick in “2001 Odissea nello spazio”, quando il disfunzionamento del supercomputer Hal 9000 determina il fallimento della missione spaziale, o raccontati da Ridley Scott in “Alien”, dove le decisioni dell’I.A. che governa la rotta della nave spaziale portano l’equipaggio al fatale incontro con l’alieno.

Di queste problematiche appare ben consapevole l’Unione Europea che, con il Regolamento sull’utilizzo dell’I.A., approvato lo scorso marzo, ha definito con un atto legislativo tra i primi al mondo, ambiti e requisiti per un corretto utilizzo dei sistemi di I.A. con le relative sanzioni per i trasgressori.

Foto di copertina (di A. Calisti): Radioricevitore Marconi 


Andrea Calisti

Business Transformation Expert

 

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