project management reggio emilia

Quality for Italy

QUALITY FOR ITALY - ITALY FOR QUALITY
BluPeak ospite di Blulink per la 14a edizione

"Organisations should care about quality to survive and thrive." (CQI)

Nell'ambito della Word Quality Week 2023, anche quest’anno Blulink srl propone l’evento Quality for Italy – Italy for Quality, giunto alla sua 14a edizione e col titolo:

Quality: realising your competitive potential

Staremo insieme la mattinata di giovedì 9 novembre a Reggio Emilia, presso il Matilde Golf Club, a partire dalle ore 9:30, con l'obiettivo di confrontarci sul ruolo che la Qualità può, vuole e deve darsi per il futuro.

Partner di Blulink, BluPeak Consulting è stata invitata a portare il suo contributo.

Stefano Setti, CEO & Founder di BluPeak, e Andrea Calisti, Business Transformation Expert del Team BluPeak, terranno un intervento dal titolo:

Trasformarsi per competere efficacemente

«La Qualità rimane il fattore trainante e l’elemento chiave per il successo e la competitività delle aziende e consente di distinguersi sul mercato, conquistare la fiducia dei clienti e ottenere vantaggi competitivi duraturi», come dichiarano gli organizzatori. «Attraverso l’adozione di processi efficienti e l’orientamento verso l’eccellenza, le aziende possono migliorare la soddisfazione del cliente, ridurre i costi, aumentare l’efficienza operativa e ampliare la propria quota di mercato.

Inoltre, una cultura di qualità proattiva favorisce un ambiente in cui l’innovazione, l’attenzione ai dettagli e la ricerca della perfezione diventano la norma. Attraverso questa cultura, le aziende possono adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato, anticipare le esigenze dei clienti e mantenere un vantaggio competitivo significativo.»

Non perdiamo quest'opportunità così interessante!

L’evento è gratuito fino a esaurimento posti, ma è necessaria l’iscrizione tramite il link qui sopra.

BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

 

PMP®-PREP 2023 - Autumn Edition

PMP®-PREP 2023 Autumn Edition
BluPeak Project Academy

Percorso di accompagnamento
alla preparazione per l’esame della credenziale
PMP® (Project Management Professional)
del Project Management Institute

Un percorso completo di accompagnamento all’esame per il conseguimento della credenziale PMP® del Project Management Institute, con lezioni ed esercitazioni, che fanno riferimento allo standard PMBOK Guide® – Project Management Body of Knowledge, al PMP® Examination Content Outline for January 2021 Exam Update. Il percorso prevede, oltre alle lezioni e alle esercitazioni, un efficace tutoraggio per stimolare lo studio, sciogliere dubbi e risolvere aspetti pratici.


A CHI È DESTINATO?

Il percorso PMP® è destinato a diplomati o laureati con forte interesse al project management e con ampia e comprovata esperienza professionale (60 mesi di gestione di progetto negli ultimi 8 anni se diplomati, 36 mesi di gestione di progetto negli ultimi 8 anni se in possesso di laurea almeno quadriennale).

COME SI SVOLGE IL PERCORSO

Con un gruppo limitato di partecipanti per 40 ore complessive di lezione e ulteriori 10 ore di approfondimenti ed esercitazioni.

Il corso si tiene in italiano con l’uso dell’inglese per la terminologia specifica e per le esercitazioni; per lo svolgimento dell’esame è fortemente suggerita la lingua inglese.

Viene fornito ai corsisti il supporto per la compilazione dell’application online per richiedere al PMI l’accesso all’esame.


Contenuti del percorso

Il programma contestualizza il metodo e lo approfondisce secondo:

✔il codice etico; il framework; i ruoli e le responsabilità;

✔i tre domini: People, Processes, Business Environment;

✔l’approccio tradizionale, l’approccio agile e quello ibrido;

✔i cinque gruppi di processi: Initiating, Planning, Executing, Monitoring&Controlling, Closing;

✔le dieci aree di conoscenza: Integration, Scope, Schedule, Cost, Quality, Resource, Communications, Risk, Procurement, Stakeholder.

 

ISCRIZIONI

Le iscrizioni sono aperte fino a sabato 30 settembre 2023, inviando una mail a info@blupeak.it indicando nome, cognome, azienda, formula prescelta, recapito mail e telefono. Sarete ricontattati.


QUANDO?

Corso PMP®-Prep - 2023 Autumn Edition

  • martedì 10/10 dalle 14 alle 19

  • lunedì 16/10 dalle 14 alle 19

  • lunedì 23/10 dalle 14 alle 19

  • martedì 31/10   dalle 14 alle 19

  • lunedì 6/11 dalle 14 alle 19

  • lunedì 13/11 dalle 14 alle 19

  • lunedì 20/11 dalle 14 alle 19

  • lunedì 27/11   dalle 14 alle 19

  • venerdì 1/12  dalle 14 alle 16

  • lunedì 4/12   dalle 14 alle 16

  • mercoledì 6/12  dalle 14 alle 16

  • lunedì 11/12   dalle 14 alle 16

  • mercoledì 13/12  dalle 14 alle 16

Le sessioni si terranno tutte su piattaforma online; la prima parte si articola in sessioni da 5 ore in cui vengono trattati i temi teorici in una modalità fortemente interattiva, anche con domande d’esame, mentre le sessioni da 2 ore saranno dedicate a esercitazioni e simulazioni d’esame.

COSTI

Quota di partecipazione individuale:  € 2.290,00 + IVA

Quota per il 2° partecipante stessa azienda:  € 2.060,00 + IVA

Quota per 3° e successivi partecipanti stessa azienda:  € 1.980,00 + IVA


Early bird € 1.980,00 + IVA: per iscrizioni entro il 31/08/2023


Stefano Setti – PMP®, PMI-PBA®, PMI-RMP®

Dalia Vodice – PMP®, PMI-ACP®

Silvia Martellos – PMP®


INFO

Per ulteriori info contattare info@blupeak.it oppure il numero +39 389 66 07 467

Modifiche alle misure di sicurezza dell'esame PMP® annunciate dal PMI


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

BluPeak Project Academy

PMP®-PREP 2023 – BluPeak Project Academy

Percorso di accompagnamento
alla preparazione per l’esame della credenziale
PMP® (Project Management Professional)
del Project Management Institute

Un percorso completo di accompagnamento all’esame per il conseguimento della credenziale PMP® del Project Management Institute, con lezioni ed esercitazioni, che fanno riferimento allo standard PMBoK – Project Management Body of Knowledge, al PMP® Examination Content Outline for January 2021 Exam Update. Il percorso prevede, oltre alle lezioni e alle esercitazioni, un efficace tutoraggio per stimolare lo studio, sciogliere dubbi e risolvere aspetti pratici.


A CHI È DESTINATO?

Il percorso PMP® è destinato a diplomati o laureati con forte interesse al project management e con ampia e comprovata esperienza professionale (60 mesi di gestione di progetto negli ultimi 8 anni se diplomati, 36 mesi di gestione di progetto negli ultimi 8 anni se in possesso di laurea almeno quadriennale).

COME SI SVOLGE IL PERCORSO

Con un gruppo limitato di partecipanti per 40 ore complessive di lezione e ulteriori 10 ore di approfondimenti ed esercitazioni.

Il corso si tiene in italiano con l’uso dell’inglese per la terminologia specifica e per le esercitazioni; per lo svolgimento dell’esame è fortemente suggerita la lingua inglese.

Viene fornito ai corsisti il supporto per la compilazione dell’application online per richiedere al PMI l’accesso all’esame.


Contenuti del percorso

Il programma contestualizza il metodo e lo approfondisce secondo:

✔il codice etico; il framework; i ruoli e le responsabilità;

✔i tre domini: People, Processes, Business Environment;

✔l’approccio tradizionale, l’approccio agile e quello ibrido;

✔i cinque gruppi di processi: Initiating, Planning, Executing, Monitoring&Controlling, Closing;

✔le dieci aree di conoscenza: Integration, Scope, Schedule, Cost, Quality, Resource, Communications, Risk, Procurement, Stakeholder.

 

ISCRIZIONI

Le iscrizioni sono aperte fino al 10 gennaio, inviando una mail a info@blupeak.it indicando nome, cognome, azienda, formula prescelta, recapito mail e telefono: sarete ricontattati.


QUANDO?

Corso PMP-Prep - 2023 Q1 edition

  • martedì 17/1 dalle 14 alle 19

  • martedì 24/1 dalle 14 alle 19

  • martedì 31/1 dalle 14 alle 19

  • martedì 7/2   dalle 14 alle 19

  • martedì 14/2 dalle 14 alle 19

  • martedì 21/2 dalle 14 alle 19

  • martedì 28/2 dalle 14 alle 19

  • martedì 7/3   dalle 14 alle 19

  • martedì 14/3  dalle 17 alle 19

  • giovedì 16/3   dalle 17 alle 19

  • martedì 21/3  dalle 17 alle 19

  • giovedì 23/3   dalle 17 alle 19

  • martedì 28/3  dalle 17 alle 19

Le sessioni si terranno tutte su piattaforma online; la prima parte si articola in sessioni da 5 ore in cui vengono trattati i temi teorici in una modalità fortemente interattiva, anche con domande d’esame, mentre le sessioni da 2 ore saranno dedicate a esercitazioni e simulazioni d’esame.

COSTI

Quota di partecipazione individuale:  € 1.990,00 + IVA

Quota per il 2° partecipante stessa azienda:  € 1.820,00 + IVA

Quota per 3° e successivi partecipanti stessa azienda:  € 1.680,00 + IVA



Stefano Setti – PMP®, PMI-PBA®, PMI-RMP®

Dalia Vodice – PMP®, PMI-ACP®

Silvia Martellos – PMP®


INFO

Per ulteriori info contattare info@blupeak.it oppure il numero +39 389 66 07 467


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Business Analysis

BUSINESS TRANSFORMATION JOURNEY
BUSINESS ANALYSIS 

Ogni desiderio di trasformazione richiede una motivazione, più o meno consapevole, che ci mette in movimento e che ci spinge a uscire dallo stato di cose attuale per porci in cammino verso un nuovo orizzonte di senso. Detta così pare semplice, eppure come mai si fa sempre tanta fatica ad attuare un reale cambiamento? Spesso la causa non risiede tanto nella mancata motivazione e nemmeno nell’assenza di consapevolezza nel volere il cambiamento, quanto nella capacità di tradurre in pratica, di “mettere a terra”, tutti i subbugli interiori per intraprendere un reale cammino di trasformazione. Di rendere concreto ciò che è presente solo in potenza. Si potrebbe addirittura dire che il vero scarto tra una trasformazione riuscita e una abortita risieda proprio in questa capacità di riuscire a dare una forma coerente – quindi ad attraversare un cambiamento di forma, appunto trans-formare – a ciò che in noi è soltanto un’aspirazione ideale. A riuscire a adattare al reale ciò che in noi è un mero proposito, a far diventare un progetto vero e proprio qualcosa che inizialmente è solo un moto d’opposizione rispetto a una situazione che ci sta stretta. Non è proprio questo, tra l’altro, uno dei compiti del project manager, ossia tradurre in realtà i sogni? Per compiere questa opera di traduzione però non basta essere ottimi project manager, ma servono anche altre competenze maggiormente legate all’arte di rendere attuale ciò che è soltanto presente nel mondo delle idee. Il project manager infatti ha la specifica competenza di “portare la nave in porto”, date le consegne iniziali e gli obiettivi preposti; diverso invece è il ruolo di chi deve trasportare sul piano operativo ciò che frulla nella testa altrui, spesso del nostro cliente. Tale arte, spesso accoppiata a quella del project management, ha un nome e tecniche ben precisi: si chiama Business Analysis.

Per prima cosa, prima di parlare di Business Analysis, occorre compiere un distinguo. La Business Analysis non è la Business Analytics. Quest’ultima, ormai ben più nominata e più conosciuta nel mondo dell’Industry 4.0 rispetto alla mera Business Analysis, si riferisce a «the skills, technologies, and practices for continuous iterative exploration and investigation of past business performance to gain insight and drive business planning. Business analytics focuses on developing new insights and understanding of business performance based on data and statistical methods»[1]. La Business Analytics è dunque importantissima e decisiva per analizzare al meglio dati per tradurli in informazioni utili per pianificare e strutturare progetti attraverso ciò che la tecnologia ci mette a disposizione e attraverso, appunto, gli analytics. Essa è decisiva anche per avere ulteriori spunti necessari per compiere un’analisi approfondita dei bisogni dei clienti a partire dalle loro richieste. La Business Analysis invece è una disciplina vecchia tanto quanto l’uomo perché è «a research discipline of identifying business needs and determining solutions to business problems. Solutions often include a software-systems development component, but may also consist of process improvements, organizational change or strategic planning and policy development. The person who carries out this task is called a business analyst or BA»[2]. Potremmo dire che la Business Analysis contiene in sé e si può servire all’occorrenza della Business Analytics, ma che le due non coincidono né si alternano. Sono piuttosto complementari nella buona riuscita di un’opera di investigazione del bisogno del cliente. La Business Analysis (da adesso BA) è proprio quell’arte trasversale che ha come scopo la traduzione in requisiti di progetto dei bisogni degli stakeholder, in primis dei clienti. Pensiamo allo sviluppo di un software. Il ruolo del BA in questo caso è di riuscire a tradurre in informazioni comprensibili al linguaggio del progetto e dei progettisti/programmatori ciò che anima l’intenzione del cliente, il quale può darsi sia totalmente estraneo al mindset informatico e che non mastichi minimamente l’idioma del mondo del software, ma che necessita tuttavia di un servizio di questo tipo per realizzare la propria aspirazione.

Business-Analysis.jpg

Capiamo bene perciò che il ruolo del BA è un ruolo decisivo e troppo spesso sottovalutato, posto a metà strada tra il commerciale, il quale ha il compito di dare un costo effettivo all’intervento a partire dalla richiesta del cliente, e il project manager, il quale è il titolare della buona riuscita della realizzazione del servizio, del bene o del prodotto. Il ruolo del BA è un ruolo di raccordo, di ascolto e di comunicazione, un ruolo che potremmo definire “maieutico”, ossia ha come fine quello di far emergere un senso concreto e realizzabile a partire da ciò che muove le intenzioni del cliente e allinearlo alle capacità proprie aziendali. Il compito del BA quindi non è affatto facile, stretto spesso tra le pressioni commerciali e le richieste progettuali, ma è l’ago della bilancia tra un lavoro ben riuscito e ben realizzato e uno invece totalmente disallineato rispetto alle reali esigenze del committente o della nostra organizzazione. Quante volte, infatti, ci è capitato di vedere fallire progetti, lavori, esperienze o implementazione di servizi soltanto perché ci sono state incomprensioni di fondo che, se non trattate ma celate, a lungo andare hanno reso instabile il prodotto del nostro sforzo lavorativo? Il BA è anche una figura ibrida, in grado di maneggiare con cura sia competenze tecniche (necessarie per saper tradurre i need in requirement) sia competenze umanistiche (la capacità di ascolto, il sapersi mettere nei panni degli altri, la comunicazione efficace, ecc.), capace di muoversi su più piani e di tenere insieme persone e ruoli differenti tra loro con armonia e integrazione. 

La Business Analysis è una vera e propria disciplina, con le sue tecniche e il suo bagaglio esperienziale, le sue certificazioni (su tutte IIBA-CPAB® e PMI-PBA®) e la sua community. Spesso poco considerata, soprattutto in ambienti aziendali medio-piccoli, rappresenta invece davvero quel quid in più che rende eccellente un’organizzazione rispetto a chi lavora improvvisando o operando solo sull’emergenza. Valore aggiunto imprescindibile per chi ambisce a mettere in piedi reali trasformazioni, la BA è senza dubbio una, se non la disciplina, che più di tutte sarà richiesta in progetti di Business Transformation negli anni a venire. Perciò… lunga vita alla Business Analysis!

 

Alessandro Melioli

[1] Fonte: Wikipedia

[2] Fonte: Wikipedia

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Decision Making

BUSINESS TRANSFORMATION JOURNEY
DECISION MAKING 

Siamo immersi in un’epoca di cambiamenti tecnologici radicali, profondi e incisivi che vanno a toccare non solo il modo di produrre e di fare business, ma altresì le nostre relazioni, la nostra cultura, la nostra società fino addirittura la nostra persona. Imparare a gestire questa incertezza crescente, vedendo in essa un valore propositivo e non un mero impiccio alle nostre pianificazioni, è fondamentale per adattarsi in maniera saggia e sensata all’incedere dei tempi. D’altro canto tale trasformazione non va accolta con un ottimismo ingenuo, ritenendola neutrale e priva di reali conseguenze sulla nostra vita. Bisogna saperla governare. Per tale motivo, in ambito business, si parla proprio di Business Transformation, ossia di quell’arte composta da innumerevoli strumenti e discipline per gestire al meglio il cambiamento affinché la trasformazione sia positiva e generativa di valore per le nostre organizzazioni e le nostre persone.

Ogni reale trasformazione implica a monte delle scelte consapevoli, ossia delle decisioni prese generalmente dal top management in grado di orientare il flusso degli eventi nella direzione auspicata e desiderata per il bene dell’azienda. E per fare scelte consapevoli è richiesto un addestramento, un sapersi muovere in un contesto sempre più VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity) in senso sempre più raffinato e competente, grazie anche a ciò che quel mondo – che si definisce Decision Making, ossia l’arte di prendere decisioni – ha da insegnarci. Partendo da una definizione standard, possiamo vedere il Decision Making come «the cognitive process resulting in the selection of a belief or a course of action among several alternative possibilities. Decision-making is the process of identifying and choosing alternatives based on the valuespreferences and beliefs of the decision-maker. Every decision-making process produces a final choice, which may or may not prompt action» [1].

In primis, per saper prendere decisioni positive e benefiche, occorrono due aspetti decisivi: l’esperienza e la competenza. Nessuna persona con poca esperienza è in grado di scegliere in vista del bene perché banalmente non ha vissuto che cosa è bene e che cosa è male. Non a caso, nelle posizioni apicali delle grandi organizzazioni, risiedono i senior manager, ossia coloro che con tanti anni di esperienza alle spalle sono in grado di offrire un orientamento. D’altro canto l’esperienza non basta, ma servono anche intelligenza, preparazione, competenza, professionalità, al punto in cui, generalmente, nelle posizioni di vertice si scelgono i più preparati accanto ai più esperti. Questa virtù di saper prendere le decisioni opportune si chiama saggezza, intesa come «disposizione pratica, accompagnata da ragione verace, intorno a ciò che è bene e ciò che è male» [2]. La saggezza ha un fine etico, ossia è indirizzata verso ciò che è bene. E di saggezza ne serve eccome in azienda per non fare scelte scriteriate, ma per condurre l’organizzazione verso lidi floridi! Quando si pensa alla saggezza, la prima immagine che ci viene in mente è un uomo anziano con la lunga barba bianca e una tranquillità d’animo fuori dal comune. Certamente la saggezza richiede tempo, come abbiamo visto poco sopra. Però, accanto alla maestra vita, è necessario sviluppare la competenza necessaria per sapere prendere decisioni, in quanto la saggezza si può e si deve allenare, attraverso numerosi strumenti e piccoli esercizi che, fatti con costanza, ci portano a ragionare in maniera verace, per dirla con Aristotele. Qui ne elenchiamo giusto tre per introdurre la questione.

Hick’s Law. «Il tempo che si impiega a prendere una decisione aumenta in maniera esponenziale in relazione all’aumentare delle opzioni di scelta che si hanno». Il tempo che impieghiamo per una scelta è direttamente proporzionale alle opzioni a disposizione. Molto banalmente, la Legge di Hick ci insegna che per prendere decisioni in breve tempo bisogna fare, per prima cosa, una cernita delle stesse o individuare i passaggi di ciascuna opzione e optare per quella che ne ha meno, a parità di valore. Questo aiuta anche a ridurre ansia e stress che emergono di fronte alla varietà di opzioni, magari a fronte di un’urgenza decisionale, interrompendo la stasi provocata dalle numerose variabili e aiutandoci a procedere spediti nel cammino.

Il metodo Hoop di Gabriele Oettingen. Questo è un metodo che ci aiuta a compiere scelte attraverso la definizione di step graduali, dal desiderio alla realizzazione. Primo step: formulazione del desiderio. Secondo step: analizzare l’outcome. Terzo step: identificare gli ostacoli. Quarto step: il piano di realizzazione. Partendo dal risultato finale che vogliamo ottenere e non dal problema che vogliamo risolvere, disegnando gli step per conseguirlo, possiamo ribaltare la situazione di blocco e avviare una reale trasformazione.

Matrice di Eisenhower. Si tratta di un metodo classico per capire la priorità da dare a ciascuna decisione da prendere. Una matrice, divisa in quattro quadranti, in cui apporre le decisioni da prendere e dividerle tra quelle da “fare”, da “pianificare”, da “eliminare”, da “delegare”. Un metodo semplice e veloce che ci aiuta a focalizzare meglio ciò che conta davvero.

Numerosi sono gli strumenti che possono venirci in aiuto per supportare le nostre scelte, eppure in ogni decisione permane un elemento di incertezza e di imprevedibilità che non possiamo eludere. Sta a noi cercare di limare il più possibile questo fattore, da veri risk manager, e di interpretare con lucidità la situazione in cambiamento, da veri change manager. Importante però per prendere decisioni sensate e per allenare al meglio la propria saggezza è creare ambienti positivi in cui le scelte si fanno in gruppo, attraverso il dialogo, il confronto e la cooperazione, insieme agli stakeholder notevoli. In questo contesto si possono poi fare analisi accurate, magari da più punti di vista e grazie alla multidisciplinarietà del team, e generare opzioni che vanno poi verificate e messe alla prova da più persone. Una volta comprovate le opzioni, occorre procedere con la scelta definitiva: anche qui è compito del team giungere a una conclusione comune.

Prendere decisioni non è qualcosa di naturale. A livello di natura, infatti, noi generalmente reagiamo in maniera istintiva agli impulsi provenienti dal mondo esterno grazie a una serie di pattern di azioni che abbiamo introiettato a livello cerebrale grazie a millenni di evoluzione. Eppure nel mondo attuale, un mondo sempre più liquido, artificiale, umanizzato, non possiamo più affidarci ai meri istinti, ma occorre esercizio, pratica, allenamento per adattarsi al contesto mutato. La presa di decisioni è quindi una cultura, un bagaglio cognitivo a cui attingere per imparare a navigare nel caos della contemporaneità. Da sviluppare in solitaria, ma soprattutto insieme agli altri. Perché da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano. Anche nelle scelte.

 

 

Alessandro Melioli


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Risk Thinking

BUSINESS TRANSFORMATION JOURNEY
RISK THINKING

Ogni trasformazione, ogni transizione, ogni modifica allo stato delle cose è sinonimo di incertezza. Il cambiamento infatti si attiva solo nel momento in cui si lascia una situazione certa, ma che crea disagio, per dare seguito a un desiderio di novità che possa schiudere orizzonti inesplorati, in grado di risolvere quel disagio e fondare un nuovo equilibrio che genera potenzialmente fiducia, crescita, gioia, progresso, profitto. Ogni cambiamento, come sappiamo, si può attivare attraverso un progetto, che di fatto è sinonimo di cambiamento perché è il mezzo attraverso il quale noi possiamo cambiare il mondo, introdurre un elemento innovativo in grado di migliorare (si spera!) l’ambiente e il contesto in cui viviamo, così come la vita della nostra organizzazione. Ogni progetto ci porta da uno stato A attuale a uno stato B desiderato. E ogni project manager che si rispetti sa che deve organizzare il lavoro inerente al progetto per conseguire un’intenzione, pianificando e strutturando tutte quelle azioni necessarie per conseguire l’obiettivo. Ma un vero project manager sa anche che un conto è la pianificazione, un conto è il reale risultato conseguito. Nel corso del progetto possono esserci modifiche, cambiamenti non preventivati, imprevisti, nuovi desideri, ecc., ragion per cui portare a termine un progetto spesso significa navigare nel mare della complessità, cercando di generare un valore che magari si discosta dal piano, ma che va comunque a intercettare il desiderio iniziale. E per fare questo sa che deve servirsi degli strumenti messi a disposizione dalla Business Transformation per imparare a gestire le incertezze, senza lasciarsi travolgere dalle stesse, ma sfruttandole come occasioni. Per questo, per introdurre un cambiamento attraverso un progetto bisogna sapere essere anche dei grandi risk manager.

Il rischio è definito come “incertezza che impatta”, uncertainty that matters. Ossia è un evento che ha una probabilità di accadere e che può sconvolgere il nostro progetto, quindi le nostre intenzioni di cambiamento. Banalmente possiamo pensare alla nostra intenzione di farci una gita in montagna il prossimo weekend per distrarci dalle fatiche quotidiane, per stare all’aria aperta, per fare movimento e rilassarsi. Se non controlliamo, tuttavia, alcuni elementi perturbatori per il nostro progetto, come magari il meteo, lo stato della nostra attrezzatura da montagna, il nostro stato fisico, ecc., rischiamo – appunto – che questi eventi impattino sulla buona riuscita dell’escursione, causando ulteriore stress, disagio e fatiche rispetto alle intenzioni che ci avevano mosso a intraprendere questa gita. Per tale motivo il rischio va trattato con precisione, pena il fallimento della nostra impresa. Dalla buona riuscita della gestione del rischio ne va anche la qualità del progetto stesso. Se prima della gita in montagna mi impegno per controllare il meteo e portare con me il necessario per far fronte agli imprevisti climatici, mi sincero delle condizioni delle attrezzature, correndo ai ripari se qualcosa non funziona, mi rendo conto di essere allenato e in forma per sostenere lo sforzo preventivato, starò pur certo che la gita si rivelerà una gita di qualità. Quindi un successo.

Non è facile gestire i rischi, in primis perché rappresentano quegli elementi perturbatori che potrebbero andare a inficiare i nostri desideri; in quanto esseri umani, facciamo fatica naturalmente a concentrarci su ciò che potrebbe limitare la nostra spinta espansiva. Chi di noi è così interessato a capire cosa potrebbe andare storto nel bel mezzo di un progetto che abbiamo voluto e che ci vogliamo godere? È più facile stare nella piacevolezza della sensazione presente, staccando il cervello, piuttosto che concentrarsi su che cosa può andare storto quando tutto è ok. Per questo la gestione dei rischi richiede soprattutto esercizio, cultura, saggezza e la grande capacità da allenare di individuare i pericoli. I rischi infatti sono le spine nei fianchi del progetto, in particolare quando questi si verificano. E per gestire al meglio i rischi – che non sono i pericoli, in quanto questi rappresentano gli oggetti del rischio, che di per sé è un evento con una probabilità e un impatto – ci sono tanti strumenti e tanti modi tratti dal mondo delle imprese, nello specifico tratti da quelle che si occupano di qualità.

RISCHIO.jpg

Senza entrare troppo nel dettaglio, possiamo dire che prima di tutto, per gestire i rischi, occorre riconoscere i pericoli e comprendere quali rischi portano con sé. Ossia individuarli. Già di per sé questa è un’operazione importante: essere consapevoli di ciò che può andare storto è il primo passo per non commettere errori. Una volta identificati e segnalati i pericoli, occorre trattarli a livello qualitativo e quantitativo. A livello qualitativo, lo strumento per eccellenza per gestire i rischi è la matrice PxI (Probabilità x Impatto), nella quale a ogni rischio identificato è assegnato un valore, frutto del prodotto tra la probabilità (stimata) e l’impatto (stimato), e inserito all’interno di una griglia, a partire dalla quale si può comprendere visivamente ciò che è maggiormente rischioso. Lo step successivo riguarda invece l’analisi quantitativa, ossia l’analisi di ogni rischio basata su dati, numeri e informazioni in senso statistico-matematico. Una volta chiarificato lo scenario generale intorno ai rischi del nostro progetto, occorre pianificare le risposte per mitigare gli effetti o ridurre la probabilità dell’evento rischioso, attraverso contro-misure per ciascun rischio che vanno dall’accettazione, al trasferimento della portata dell’impatto, fino all’evitamento e alla riduzione.

Le incertezze fanno parte della vita e sono decisive per la buona riuscita di ogni trasformazione, a maggior ragione se ad alto tasso di complessità. Sta a noi decidere se affrontarle con competenza, trasformando i rischi in opportunità e stimolando il nostro risk appetite, oppure se fermarci sul più bello, optando per la sicurezza rispetto al successo, o peggio ancora non farci caso e dover poi risolvere problemi che richiedono un investimento ben maggiore rispetto alla mera analisi dei rischi. E non serve essere risk manager per saperlo. Già le nonne ce lo dicevano: meglio prevenire che curare!

 

Alessandro Melioli


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Change Management

BUSINESS TRANSFORMATION JOURNEY
CHANGE MANAGEMENT 

Come abbiamo visto nei precedenti articoli, il tema del cambiamento e la sua relativa gestione sono centrali all’interno dei programmi di Business Transformation. Governare una trasformazione del proprio business significa appunto sapere guidare un cambiamento profondo, radicale, essenziale, in grado di rilanciare la propria organizzazione, o comunque di imprimere una direzione differente al senso delle proprie attività core. Avere i rudimenti su come avvengono i cambiamenti e sulla loro gestione è quindi necessario per approcciarsi con competenza alla questione. Il nostro itinerario nelle discipline della galassia Business Transformation non poteva perciò non iniziare proprio da qui, dal Change Management, ossia l’arte di gestire i cambiamenti.

Partendo da una prima definizione standard che troviamo in rete, possiamo dire che «con il termine inglese Change Management si intende un approccio strutturato al cambiamento negli individui, nei gruppi, nelle organizzazioni e nelle società che rende possibile (e/o pilota) la transizione da un assetto corrente a un futuro assetto desiderato. Il change management, così come viene comunemente inteso, fornisce strumenti e processi per riconoscere e comprendere il cambiamento e gestire l'impatto umano di una transizione».

Come si evince da questa affermazione, il cambiamento ha a che fare innanzitutto con una transizione tra uno stato A a uno stato B. Esso è mosso da un desiderio che spesso sopraggiunge come reazione a una situazione di dis-comfort, ossia come risposta istintiva che ci sprona a modificare l’assetto di un contesto all’interno del quale non riusciamo più a perseguire con coerenza ed efficacia i nostri obiettivi attraverso i processi e le operazioni che avevamo messo in campo fino ad allora. Possono essere sconvolgimenti di mercato, eventi esogeni, errori di valutazione, nuovi obiettivi di business. Una volta preso coscienza di questo malessere, ci rendiamo conto che l’unica cosa da fare per sopravvivere, per rilanciarsi oppure per voltare pagina è cambiare. Il change management emerge a questo punto, come bagaglio di competenze ed esperienze da utilizzare per guidare al meglio queste fasi d’incertezza.  

Esistono numerosi modelli scientifici che possiamo usare per comprendere meglio la situazione e le mosse da mettere in campo per affrontare la transizione. Tutti sono accomunati dall’idea per cui un cambiamento, affinché possa avvenire, deve riuscire a vincere la resistenza iniziale, data dalla cristallizzazione di precedenti processi di cambiamenti che sono diventati abitudini. Spesso questa fase è quella foriera di conflitti, perché, come ci insegna Niccolò Macchiavelli nel Principe:

«E debbasi considerare come non è cosa più difficile a trattare, né più dubia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi a capo ad introdurre nuovi ordini. Perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi defensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbono bene... ».

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Una volta però superata questa prima fase, quando il cambiamento è realtà, inizia la vera e propria navigazione a vista in mare aperto, ossia quell’interregno in cui il precedente assetto è alle spalle e ormai lontano, ma quello nuovo fa fatica a manifestarsi all’orizzonte. Ed è proprio qui che si vedono le doti del grande leader, di colui che riesce a tenere il timone dritto verso il nuovo obiettivo, mosso da visione, consapevolezza e pianificazione. Il fine è quello di condurre tutto l’equipaggio, ossia il proprio team e la propria organizzazione, verso un nuovo lido, che a sua volta diventerà col tempo abitudine prima di un nuovo cambiamento.

In particolare, vorremmo segnalare due elementi decisivi nel cambiamento. Il primo riguardo al fatto che ogni cambiamento è sinonimo di progetto. Il progetto significa letteralmente “gettare innanzi” (pro-iacio), ossia è slancio verso un avvenire che ancora non si è manifestato e che ha bisogno di emergere. Il progetto introduce una novità, motivo per cui si dice che il mondo, dopo qualsiasi progetto, è diverso da come lo avevamo lasciato. Da qui la grande missione affidata al project manager, ossia quella di essere change maker, di rendere realtà i desideri attraverso arte e disciplina, di lasciare un segno nel mondo affinché chi viene dopo di noi possa trovare un contesto migliore rispetto a come lo avevamo trovato. Capiamo quindi che ogni change manager sarebbe bene che fosse anche un ottimo project manager, e viceversa. Il secondo fattore da tenere in considerazione riguarda invece la change readiness, ossia la prontezza al cambiamento. L’analisi di questa è decisiva per capire se una transizione ha da farsi oppure no, cercando di indagare le reali motivazioni e i reali obiettivi che guidano tale spinta trasformativa e se l’ambiente, l’organizzazione e le persone sono effettivamente pronte per fare il salto. Tale studio, preliminare all’avvio del progetto di cambiamento, risulta decisivo per evitare conflitti, insuccessi, crisi e per far emergere tutto il potenziale insito nel movimento trasformativo stesso. La change readiness inoltre è importante per scoprire se le nostre organizzazioni hanno quella capacità di rispondere con agilità ed efficacia ai cambiamenti, capacità decisiva in un’epoca, come quella che stiamo vivendo, dove la percezione di ritrovarsi in balia di movimenti centrifughi crescenti è molto alta.

E voi, applicate modelli di change management in azienda? Il cambiamento vi spaventa o vi sfida? E come gestite l’incertezza derivante dalle transizioni? Fatecelo sapere!

  

Alessandro Melioli


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

Cosa è la Business Transformation?

CHE COSA È LA BUSINESS TRANSFORMATION?

Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume,
noi stessi siamo e non siamo.

[Eraclito, Sulla Natura, Frammento 46a]

Nulla vi è di più stabile del cambiamento. Come ci insegnano i filosofi antichi, in particolare Eraclito di Efeso, padre del celebre motto panta rei (tutto scorre), una delle principali certezze che contraddistingue le nostre vite è che il mutamento è continuo. Noi siamo costantemente posti in un flusso dinamico, in un movimento perenne che ci fa essere e non essere contemporaneamente, come appunto le acque di un fiume che scorrono in maniera incessante. Noi siamo immersi nel cambiamento. E proprio la relazione a questo cambiamento definisce la nostra identità, la quale è un continuo adeguamento alle variazioni che la realtà ci impone, un equilibrio in perenne transizione che è tale in quanto sottoposto a un moto mai pago, come la stabilità del ciclista data dalla pedalata perpetua. Noi cresciamo e ci individuiamo proprio nel momento in cui impariamo ad accogliere il cambiamento e a farlo nostro in maniera opportuna, come il fiume che diventa tale quando il fluire delle acque va a costruire il suo letto attraverso processi che diventano abitudini. Pare filosofia astratta, in realtà è questione molto concreta. Quante volte infatti abbiamo sperimentato anche noi questa sensazione nelle nostre aziende, ossia questa esigenza di rifocalizzarci, di ridefinirci, di riconoscerci alla luce sia di sconvolgimenti esogeni (per esempio mutamenti del mercato o eventi disruptive, come una pandemia o una rivoluzione tecnologica) sia interni (nuovi obiettivi di business, ristrutturazione nell’organico, ecc.)?

Imparare a gestire il cambiamento è vitale per la salute e la prosperità delle nostre organizzazioni, a maggior ragione in un’epoca nella quale il cambiamento pare essersi fatto sempre più impetuoso e incessante, come acque di un fiume in piena. Da qui nasce l’esigenza di dare un senso complessivo e integrato a una serie di discipline in grado di aiutarci a gestire e governare questo cambiamento con consapevolezza e lucidità, affinché esso non ci travolga ma, anzi, possa rappresentare una potenza in grado di sprigionare nuove energie, forze, quindi anche prospettive di sviluppo e di profitto per le nostre organizzazioni. Questo senso complessivo è racchiuso nella dicitura Business Transformation.  

Come emerge dall’espressione stessa, la Business Transformation si riferisce alla trasformazione nel contesto del business. Per business qui intendiamo ogni tipo di attività economica, posto che con economia ci riferiamo a tutta quella serie di azioni umane necessarie per amministrare beni e risorse in maniera organizzata ed efficace col fine di soddisfare desideri, bisogni, esigenze affinché le persone e le comunità possano fiorire. La trasformazione invece rappresenta un tipo di cambiamento radicale, cambiamento profondo di forma, processo di emersione di nuova identità, definizione essenziale e strutturale di ciò che si è e si fa, in dialogo sempre con il nostro contesto di riferimento, e non mera variazione superficiale. Parlare di Business Transformation, e come abbiamo visto nel precedente articolo sappiamo anche il perché è importante farlo, implica perciò la conoscenza e l’applicazione di una serie di strumenti, tecniche, arti, esperienze e riflessioni per governare ogni mutamento inerente a un contesto organizzativo di matrice economica affinché tale mutamento non travolga l’organizzazione stessa, ma diventi un volano per evolvere e prosperare.

Solo negli ultimi anni si è iniziato a parlare con insistenza di Business Transformation, affiancando tale espressione a quella ormai già nota, se non addirittura inflazionata a livello di senso comune, di digital transfomation. Il concetto di Business Transformation infatti nasce dall’incontro delle discipline IT, quindi è figlia della rivoluzione digitale, con quelle di management legate alla gestione del cambiamento. Sebbene non vi sia ancora una definizione specifica intorno a tale disciplina, o sarebbe meglio dire “etichetta” di discipline necessarie a conseguire la trasformazione, a causa della complessità della questione in gioco e della novità ancora espressa da tale dicitura, possiamo tuttavia provare a offrire una prima definizione di Business Transformation come "the process of fundamentally changing the systems, processes, people and technology across a whole business or business unit. As such, a business transformation project is likely to include any number of change management projects, each focused on an individual process, system, technology, team or department”. Come leggiamo da questa definizione, la Business Transformation non è quindi un processo di mero re-engeneering, il quale si focalizza soltanto magari sull’efficienza dei sistemi, ma va a modificare il senso stesso delle nostre azioni, se non addirittura del paradigma di tutto quanto il nostro business. Essa inoltre non è soltanto una reazione a una pressione esogena che ci costringe a cambiare, come avviene in risposta ai cambiamenti imposti dal mercato, ma attiene complessivamente a numerose motivazioni differenti tra loro – quindi anche motivazioni personali – che, insieme, provocano disagio e problemi al processo di fioritura delle nostre imprese, costringendoci a rivedere l’organizzazione generale del nostro business.

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La Business Transformation comporta delle svolte radicali nel modo di gestire il nostro business di riferimento e, proprio perché radicale, implica una volontà decisa di attuazione da parte del top management, che si assume l’accountability, affinché poi possa essere messa in piedi da un manager in grado di assumersi la responsability di realizzare concretamente il progetto di cambiamento, portando a terra i numerosi bisogni emersi e lavorando a livello operativo nella ridefinizione dei processi. Per tale motivo la Business Transformation è importante che diventi una cultura aziendale e organizzativa trasversale a tutta l’organizzazione, un mindset condiviso che coinvolge tutto l’organismo aziendale nella ridefinizione di ciò che si è.

Entrando nello specifico, ci rendiamo quindi conto che le discipline che costellano la galassia della Business Transformation sono numerose e varie. L’importanza della Business Transformation non risiede tanto nel suo essere un contenitore univoco e specialistico, ma nel suo essere il risultato del confronto e dal dialogo di discipline differenti tra loro, ciascuna delle quali contribuisce alla creazione di processi di trasformazione. Pensiamo a discipline come il change management, il risk management, il project management, la business analysis, fino ad arrivare all’agile e all’insieme delle power skill, ossia tutte quelle competenze di base e trasversali, fondamentali principalmente nelle relazioni con le altre persone, necessarie per garantire un successo integrale alle nostre organizzazioni, quali comunicazione, leadership, team building, creatività, pensiero laterale, ecc. La Business Transformation è una cassetta degli attrezzi di natura cognitiva che possiamo utilizzare all’occorrenza e dalla quale possiamo attingere strumenti particolari per plasmare le organizzazioni in senso organico e integrato, a partire dalla singola problematica, per generare un valore completo e compiuto. 

Il nostro Business Transformation Journey parte proprio da qui, ossia dall’esplorazione di ciascuna delle discipline sopracitate per capire come tali discipline possano tornare utili ai fini del nostro brulicare quotidiano in aziende, imprese e organizzazioni, consci che il valore del percorso, come in ogni organismo complesso è sempre la risultante di una cooperazione tra parti differenti armonizzate all’unisono per interpretare la realtà nel miglior modo possibile.   

 

Per saperne di più:

·      https://www.changeassociates.com/blog/post/what-is-business-transformation

·      https://robwherrett.com/explaining-business-transformation/

 

Alessandro Melioli


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

Business Transformation Importance

PERCHÉ LA BT È IMPORTANTE PER LE NOSTRE ORGANIZZAZIONI

Per parlare di Business Transformation occorre partire da un’immagine paradigmatica, espressa perfettamente da questo celebre motto: la potenza è nulla senza il controllo. Prima di essere lo slogan di una famosa campagna pubblicitaria di un noto brand di pneumatici, questa affermazione è una constatazione sensata e ragionevole che si può applicare a ogni aspetto della nostra vita, in primis alla vita delle nostre organizzazioni. Le forze, le energie, le potenze che noi investiamo nelle nostre attività, se non governate, guidate, orientate con saggezza, rischiano di farci finire fuori strada e di mandare in frantumi il nostro business. Serve disciplina, esercizio, cultura, riflessione per governare la potenza. Come mai allora nella gestione delle aziende capita così spesso che ci concentriamo unicamente sul potenziamento fine a sé stesso, investendo sull’empowerment a tutti i costi per conseguire obiettivi (spesso unicamente di profitto) sempre più alti, senza considerare anche i copertoni, i freni, il telaio e tutta quanta la struttura motrice che ci permette di intraprendere cammini di crescita sostenibili e di affrontare reali trasformazioni durature senza incorrere in incidenti? E come mai in momenti di crisi, di transizione o di stravolgimenti, invece che investire sulla formazione, sul miglioramento integrato e complessivo di tutto l’ecosistema aziendale, su percorsi che possano aumentare la consapevolezza propria e dei nostri collaboratori sulle dinamiche interne e del mercato, lavoriamo invece ancor di più a testa bassa, pensando di uscire dalla situazione nella quale ci ritroviamo semplicemente facendo quello che abbiamo sempre fatto, ma con un investimento di energie ulteriore?

L’epoca nella quale stiamo vivendo è ormai ritenuta da tutti, a livello di senso comune, come l’epoca della digital transformation, dell’industry 4.0, della rivoluzione tech. Essere al passo coi tempi e coi trend di mercato significa perciò sposare questo mindset, che da questione riservata a poche realtà innovative è diventata ormai la cifra dell’attualità. Il digitale sta permeando le nostre esistenze, comportando una grossa spaccatura – disruptive – rispetto alle epoche precedenti di stampo analogiche, al punto che si parla sempre di più di onlife come dimensione specifica dell’uomo e delle organizzazioni contemporanee. Il digitale è l’orizzonte nel quale appunto ci ritroviamo a lavorare e a produrre, l’habitat di ogni impresa umana nel XXI secolo. È la nostra realtà. E sapersi adattare a questi cambiamenti significa sposare la trasformazione digitale, accogliendo le novità che la tecnologia ci sta offrendo come opportunità di crescita per noi e le nostre organizzazioni di qualsiasi ambito e competenza. Ma basta il digitale?

Come la potenza non basta senza il controllo, così la trasformazione digitale rischia di diventare un baratro se non viene compresa, gestita e governata. La tecnologia infatti ci mette a disposizione strumenti e modalità di lavoro di una potenza straordinaria rispetto all’epoca analogica, comportando grossi rischi che, se non trattati, possono diventare seri problemi. Basti pensare alle enormi possibilità che si schiudono grazie alla tecnica, come per esempio le meraviglie dell’intelligenza artificiale, dell’automazione, della robotizzazione, ecc. Sappiamo bene però che da grandi poteri derivano anche grandi responsabilità, al punto che le sfide che ci pongono tali innovazioni vanno a investire ambiti profondamente differenti al contesto meramente tecnico stimolando delle riflessioni sistemiche tra ambiti come l’etica, la comunicazione, la psicologia, la sociologia, l’economia.

Per tale motivo riteniamo che, accanto alla digital transformation, occorra entrare in un’epoca che ponga al centro del discorso sul futuro delle organizzazioni anche la Business Transformation: un insieme di conoscenze tratte dal mondo manageriale – ossia di pratiche, culture, esperienze, approcci, discipline – in grado di offrire strumenti appropriati e punti di vista complessi per gestire la trasformazione digitale e guidarla con sapienza, in ottica integrata e organica, ponendo la questione del senso di ciò che si fa accanto alle technicality necessarie per conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati nelle nostre aziende. Ogni trasformazione che si rispetti, infatti, e sicuramente quella digitale lo è, non va a modificare unicamente il modo con cui si fanno le cose, ma altresì va a colpire l’identità stessa di ciò che si fa. Non è semplicemente un’evoluzione, ma soprattutto un cambio di paradigma. Basti pensare a come il digitale stia sconvolgendo le nostre vite e i nostri lavori, inventando nuove professioni e abbattendone di vecchie. Esserne consapevoli e avere a disposizione strumenti in grado di farci navigare con cognizione di causa nel cambiamento è il primo passo per far emergere un valore all’interno della trasformazione e procedere nel cammino di realizzazione di sé e del proprio business.

Il viaggio a tappe che ci stiamo apprestando a realizzare insieme sarà proprio dentro a questo ecosistema che chiamiamo Business Transformation, un contenitore che racchiude in sé discipline differenti ma in dialogo tra loro, per offrire competenze e professionalità da conoscere e applicare nelle nostre organizzazioni, col fine di non farsi travolgere dalla potenza, ma di imparare a guidarla. Vedremo quindi, nei prossimi articoli, in cosa nello specifico consiste questa Business Transformation e come può esserci utile.

 

Alessandro Melioli


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

BluPeak @ UNI-MB

39th INTERNATIONAL CONFERENCE ON ORGANIZATIONAL SCIENCE DEVELOPMENT: "ORGANIZATIONS AT INNOVATION AND DIGITAL TRANSFORMATION"

ANCHE BLUPEAK PRESENTE AL CONVEGNO ANNUALE ORGANIZZATO DALL’UNIVERSITÀ DI MARIBOR (SLOVENIA)

Si è tenuta nelle giornate di mercoledì 23 e giovedì 24 settembre 2020 l’edizione numero 39 dell’International Conference on Organizational Science Development organizzata dall’Università di Maribor (Slovenia). L’edizione di quest’anno, erogata totalmente online, era incentrata sul tema “Organizations at Innovation and Digital Transformation”. Anche BluPeak ha avuto il piacere e l’onore di partecipare con un intervento di Stefano Setti dal titolo “Learning from Ecology: a Systemic Skill Management Approach for the Innovation Economy”, rientrante all’interno del panel “Environmental Management” moderato dalla prof.ssa Alenka Baggia del Department of Organization and Management of Information Systems dell’Università di Maribor.

Stefano Setti, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza dello sviluppo di competenze manageriali trasversali e sistemiche per far fronte all’incedere della tecnologia nell’epoca della Innovation Economy. Consci del fatto che le competenze tecniche, per quanto fondamentali, non bastino da sole per generare prosperità, occorre ripensare in maniera radicale al modo in cui ci formiamo per metterci al passo della rivoluzione digitale in atto. L’analogia con l’ecologia è perciò immediata: come l’ecologia sottolinea l’importanza di ripensare il rapporto uomo-ambiente da un punto di vista complesso e non antropocentrico, facendo notare che ogni singolo individuo non è una monade ma è in rapporto con il tutto, così anche il mondo del business ormai richiede sempre più alle nostre realtà una visione olistica che metta in relazione le parti e non le tenga segregate, seguendo un’ottica integrata dove il valore emerge dalla ricchezza delle connessioni. La parola centrale è quindi sostenibilità: un approccio lean che vada oltre l’idea cumulativa del sapere per cui più competenti si è se più competenze tecniche si sviluppano, ma flessibilità, agilità e cooperazione tra gli attori in campo, così come tra le discipline, per costruire realtà dal valore condiviso.

In allegato trovate il paper completo di Stefano Setti.

Qui trovate il programma completo del convegno:

 

Alessandro Melioli - Consulente BluPeak


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

BluPeak @ ELETTRIC80

UN PERCORSO IN PREPARAZIONE ALLA PMP®
RICCO DI SODDISFAZIONI!

Si è concluso mercoledì 2 settembre, con un momento celebrativo presso il Borgo Cadonega Relais & Spa, il percorso in preparazione alla PMP® organizzato da BluPeak rivolto a 16 manager di Elettric80, realtà leader in ambito logistica 4.0 con sede a Viano (RE). Il cammino, che ha portato già 6 project manager a certificarsi come PMP® (Francesco Masin, Riccardo Zucchetti, Anis Messaoud, Marco Nanchioli, Simone Rapacchi, Nicola Muratori), è cominciato a gennaio 2020 ed è proseguito fino a fine febbraio, giusto in tempo per concludersi prima del lockdown. Sette giornate di full immersion nel mondo del PMBOK® e del PMI (Project Management Institute) per conseguire le 35 contact hour, necessarie per l’application all’esame, e per condividere esperienze e conoscenze di project management insieme ai docenti Stefano Setti e Dalia Vodice e al tutor Alessandro Melioli. Il percorso è poi proseguito nei mesi successivi, a distanza, con sessioni di ripasso e di esercitazione. Entro fino anno tutti i PM che hanno partecipato al corso sosterranno l’esame, con la speranza che Elettric80 possa aprire il 2021 con 16 nuovi manager certificati PMP® tra le proprie file e far sì che la cultura di progetto diventi un punto di riferimento stabile all’interno dell’ecosistema aziendale.

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Qui le foto delle celebrazioni a conclusione del percorso, con la consegna degli attestati ai partecipanti e dei premi per i gruppi di lavoro, formatisi durante il percorso e composti da 4 membri ciascuno per agevolare la preparazione all’esame con uno studio condiviso. I gruppi inoltre sono stati protagonisti di una competizione di 11 prove tra quiz, esercitazioni e test che ha visto vincitore il team formato da Anis Messaoud, Riccardo Zucchetti, Francesco Masin e Andrea Zerbini. Ringraziamo i ragazzi dell’associazione Nimêl Arsân per averci generosamente offerto i premi targati Regivm Lepidi – Porcorvm Bellum, gioco di società strategico che, inscenando sfide per la conquista del territorio provinciale di Reggio Emilia, ha come obiettivo quello di recuperare ed esaltare la tradizione locale, valore fondante che soggiace alla cultura di impresa anche di Elettric80. Da parte di Stefano Setti, founder e CEO di BluPeak, sono stati messi in palio invece alcune copie del libro Il linguaggio del progetto, da lui pubblicato.

Riportiamo la testimonianza di Francesco Masin, primo PMP® certificato di Elettric80 con esame in presenza nel mese di maggio:

“Il percorso di preparazione al PMP® arricchisce. Da un punto di vista professionale, oltre ad acquisire conoscenze nuove, hai il piacere di dare organicità a quelle di cui già disponi. Ti accorgi che alcune tue "buone pratiche" sono proprio le pratiche che vengono riconosciute e promosse dal PMI, e questo aiuta a dare una struttura più robusta all'insieme degli strumenti che utilizzi. Come se ti venisse fornito un pannello ordinato e ben strutturato, con tanto di omologazione ufficiale, al quale appendere gli attrezzi che già utilizzavi e quelli nuovi che ti vengono consegnati.

Da un punto di vista umano, il metodo di gestione del corso seguito da BluPeak garantisce un'esperienza stimolante e pervasiva. Perché parlando di progetti parli davvero di tante cose, e le deviazioni e le fughe dal percorso strettamente didattico sono sempre piacevoli e illuminanti.

Grazie mille al team Blupeak quindi, e alla prossima!”

 

Alessandro Melioli - Consulente BluPeak


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Il cervello agile

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IL CERVELLO AGILE
Il cambiamento
come risorsa

Ritorna anche quest’anno la Settimana del Cervello, la più grande manifestazione di divulgazione neuroscientifica d’Italia, con centinaia di webinar e lezioni online; tra i vari appuntamenti in programma ci saremo anche noi di BluPeak Consulting insieme al Laboratorio Psicologia Emilia Romagna! 

Vi aspettiamo on air mercoledì 20 maggio alle 20:30 per il webinar «Il cervello agile. Il cambiamento come risorsa», in cui esperti di diverse discipline (neuropsicologia, psicoterapia, filosofia, consulenza organizzativa) introdurranno in modo discorsivo il tema del cambiamento, affrontandolo da vari punti di vista. Per BluPeak Consulting sarà presente il consulente Alessandro Melioli, il quale terrà un intervento su Change Management e Change Readiness. Oltre a lui saranno presenti le dottoresse Daniela Beltrami, Katia Guidetti e Cecilia Maselli con speech su plasticità neuronale, sostegno positivo al cambiamento nelle situazioni di crisi e flessibilità cognitiva.  

La partecipazione ai webinar è gratuita, previa iscrizione all’indirizzo: laboratoriopsicologiaer@gmail.com

Si riceverà poi il link della sessione di Zoom per poter accedere all’incontro.


Per ulteriori info: info@blupeak.it e +39 345 8139729 

 

Business is culture

#businessisculture

 

Webinar ProBono - Covid @Gesta Srl

BluPeak ospite del ciclo di webinar ProBono-Covid di Gesta Srl

Il 30 aprile, alle ore 10, Stefano Setti sarà relatore al ciclo di webinar ProBono-Covid organizzato da Gesta Srl, società di consulenza e di formazione nei settori qualità, sicurezza, ambiente, responsabilità sociale con sede a La Spezia, già partner di BluPeak per il progetto BluPeak Onlife.

L’intervento di Stefano avrà il seguente titolo:

Il linguaggio del progetto
Attualità e futuro del Project Management, arte del cambiamento

Tutti si chiedono quali competenze ci potranno aiutare in modo decisivo, come individui, aziende e società, per guidare la ripartenza e costruire la nuova normalità che ci aspetta. Quale patrimonio di esperienze e strumenti ci sarà maggiormente di aiuto nelle nuove sfide? Il project management rappresenta da sempre il braccio attuatore del cambiamento, il mestiere che trasforma idee in realtà. Il seminario consentirà di fare il punto sull’evoluzione di questa disciplina sempre più cruciale per il business, chiamata a rinnovarsi e a svolgere il proprio compito decisivo nella costruzione dei futuri scenari.

La partecipazione è gratuita. La diretta del webinar sarà ospitata qui: 

Per info: gesta@gestaconsulenza.it (Renato Goretta)

Stefano Setti, Founder & CEO, BluPeak Consulting  

 

BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

PMP EXPERIENCE 2020

PMP® Experience 2020 – BluPeak Consulting

Il corso in preparazione alla certificazione 
più riconosciuta per Project Manager

Sono aperte le iscrizioni al primo percorso in preparazione alla certificazione PMP® targato BluPeak Consulting. È la PMP® Experience 2020, un cammino di formazione dalla durata di 35 ore per un totale di 5 giornate, alle quali si possono aggiungere facoltativamente altri 2 incontri per le simulazioni d’esame. Le 35 ore (contact hour) sono necessarie per sostenere l’esame più ambito, professionale e riconosciuto al mondo per i project manager, erogato dal PMI (Project Management Institute). 

Il corso, tenuto da docenti certificati PMP®, si terrà in due edizioni successive:

  • MAGGIO/GIUGNO 2020 (modalità remota)

  • SETTEMBRE/OTTOBRE 2020

Per chi fosse interessato a certificarsi PMP®, il consiglio è di iscriversi il prima possibile sia al corso di preparazione sia all’esame stesso, in quanto le modalità e i contenuti dell’esame subiranno una profonda modifica a partire dal 31 dicembre 2020 (il PMI ha infatti esteso la scadenza data l’emergenza sanitaria in atto), e certificarsi con l’attuale modello e gli attuali strumenti di preparazione a disposizione è un’opportunità da cogliere.


CHE COS’È LA PMP®?

Il progetto è l’arte di attuare il cambiamento: nell’odierno scenario di trasformazione del business la professione di project manager, in grado di guidare il team di lavoro al raggiungimento degli obiettivi, rappresenta una competenza chiave sempre più strategica per le aziende. Servono allora strumenti robusti e allineati alle best practice internazionali più riconosciute.
La certificazione PMP®, offerta dal PMI (Project Management Institute) fa riferimento alla guida Project Management Body of Knowledge (PMBOK®) e rappresenta il riconoscimento più ambito e diffuso a livello nazionale e internazionale.
I professionisti che hanno acquisito la certificazione PMP® sono oltre 800.000 nel mondo.

TEMI TRATTATI 

Il corso tratta tutti i gruppi di processi, le knowledge area, le metodologie e gli strumenti previste dal PMBOK® Sixth Edititon, oltre ad approfondimenti e integrazioni su quanto necessario per affrontare con serenità l’esame.

Verrà fornito ampio materiale di studio e set di domande di test.


DOCENTI

Stefano Setti - PMP®

Dalia Vodice – PMP®

Michela Ruffa – PMP®

COSTI

Il costo a persona per i 5 incontri di formazione in aula è di 1500 € + IVA

L’iscrizione invece ai soli due incontri di simulazione esame e di supporto è di 600 € + IVA

Per il pacchetto completo 5 giornate in aula + 2 di simulazione il costo è di 1800 € + IVA

Sconto del 30% cadauno per ulteriori iscritti da parte di una stessa azienda.

 

ISCRIZIONI

Le iscrizioni sono aperte fino al 30 aprile, inviando una mail a info@blupeak.it indicando il proprio nome, cognome, azienda, formula prescelta, recapito mail e telefono: sarete ricontattati.

 

INFO

Per ulteriori info contattare info@blupeak.it oppure il numero +39 389 66 07 467


MA COSA CAMBIERÀ “DOPO”?

Tutto si rinnova e il PMI è pronto per introdurre importanti novità nei contenuti e nelle modalità. Il 31 dicembre 2020 scade infatti il periodo per ottenere la certificazione PMP® con l’attuale impostazione, ben conosciuta e tale da potersi avvalere di ampio materiale didattico e di supporto a alla preparazione.

Due i filoni di novità radicali:

- le domande del test passeranno da un approccio orientato al metodo predittivo (waterfall) agli approcci 50% Agile e ibridi e 50% predittivi.

- i precedenti gruppi di processi (avvio, pianificazione, esecuzione, monitoraggio e controllo, chiusura) vengono sostituiti da tre nuovi domini: People, Process, Business Environment.

Questo di certo aumenterà la complessità dell’esame, sia per le novità dei contenuti, sia per il tempo di assestamento fisiologicamente necessario per l’aggiornamento delle risorse a supporto della formazione


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

Innomobility - Innovazione e Mobilità

INNOMOBILITY
UNA GIORNATA SU INNOVAZIONE E MOBILITÀ PER FESTEGGIARE I 50 ANNI DEL PMI E I 10 ANNI DEL BRANCH EMILIA-ROMAGNA DEL NIC 

Innovation. Outcome. Vision. Collaboration. Sono questi i concetti chiave che descrivono al meglio la giornata di martedì 26 novembre dedicata alla mobilità, organizzata dal branch Emilia-Romagna del Northern Italy Chapter del Project Management Institute presso lo splendido Palazzo di Varignana, gioiello del Settecento incastonato tra le colline bolognesi che dall’alto dominano Castel San Pietro e tutta la pianura emiliano-romagnola. Una full immersion dalle prime ore del mattino fino al tardo pomeriggio sul tema dell’innovazione applicato a un ambito tanto importante per lo sviluppo e la crescita delle aziende e delle società quanto alle volte sottovalutato da amministratori e legislatori come quello della mobilità. L’organizzazione di tale evento rientra all’interno anche delle celebrazioni per i 50 anni del Project Management Institute, fondato appunto nel 1969 al Georgia Institute of Technology, e per i 10 anni del branch Emilia-Romagna, ramo operativo del Northern Italy Chapter che in questi anni si è prodigato in maniera sempre più massiccia in iniziative di divulgazione del mondo del project management sul territorio. Diversi gli sponsor d’eccezione attivati, come Alstom o Aeroporto di Bologna, che, insieme al gran livello di preparazione dei relatori e alla cospicua partecipazione di soci e curiosi, hanno alzato l’asticella della competenza all’interno di un evento già di per sé altamente professionale. 

Interessante il format della giornata, fondato su testimonianze di professionisti in grado di legare in maniera impeccabile esperienza personale con relativa aneddotica e divulgazione specializzata. Il tema della transizione digitale in ambito mobilità viene introdotto da Pierluigi Zampieri – Innovation Manager Ducati – il quale racconta la gestione dell’innovazione presso la casa motociclistica di Borgo Panigale attraverso strumenti come l’open innovation, la realtà virtuale, l’utilizzo di app e la raccolta dati; fondamentali per una crescita a 360° dell’ecosistema Ducati anche i rapporti intessuti con università, startup innovative di altri settori, realtà straniere d’eccellenza in grado di generare maggiore creatività e impatto per i progettisti stessi, con il fine di mantenere unico e inconfondibile il brand Ducati in tutto il mondo.

Il tema della smart mobility entra nella giornata grazie agli interventi di Benedetto Carambia – Innovation Manager di Alstom –, di Alberto Bini – PM Innovation Aeroporto di Bologna – e di Rita Finzi – presidente di Marconi Express -, tre figure dal profilo professionale differente, accomunate tuttavia dall’elevata competenza e dalla volontà di rendere sempre più innovativo il proprio servizio o prodotto. Dal paradigma della nuova mobilità, più green, più efficiente e più redditizia, all’idea di un aeroporto che connette e si prende cura dei propri passeggeri attraverso strumenti digitali, fino all’introduzione del trasporto su monorotaia in grado di coprire le distanze che separano hub come quelli aeroportuali e ferroviari in maniera sempre più efficace e con un risparmio di tempo ed emissioni considerevole, si passa poi nel pomeriggio a parlare di car sharing elettrico, grazie alla testimonianza di Fabio Teti – Direttore dell’Amministrazione di TPER – e di educazione sui temi della mobilità con il formatore Pietro Monari di Energy Wave, dove raccolta dati, algoritmi e analisi matematica sono messi al servizio del car pooling per gli spostamenti dei ragazzi da casa a scuola. Dulcis in fundo le testimonianze di Maria Francesca Silva – ingegnere esperta in Smart City – e di Elisa Serafini del Forum Economia e Innovazione, dove il tema dei trasporti e dell’innovazione vengono connessi con lo sviluppo urbano e delle comunità. 

Una ricca giornata di formazione dunque, ma altresì di networking e di celebrazioni, quella organizzata dalle ottime Claudia Miani e Francesca Emiliani e dai loro volontari, verso cui va tutta la nostra stima e i ringraziamenti. Una bella occasione di incontro e scambio a testimonianza della salute e della prosperità del PMI in questi suoi chapter e branch, con la speranza di poter partecipare presto a un altro appuntamento così proficuo e affascinante. 


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

BluPeak @ Lumi EXPO - Blog

L’INNOVAZIONE DIGITALE AL SERVIZIO DELL’AMBIENTE COSTRUITO 

BLUPEAK @ LUMI EXPO 2019 - BOLOGNA FIERE

LUMI Expo 2019, erede della fiera Illuminotronica, rappresenta un punto di riferimento per tutto quanto l’ecosistema della system integration nell’ambito dell’ambiente costruito. Al centro della visione espressa da LUMI Expo risiede l’uomo che vive in spazi quali abitazioni, esercizi commerciali, uffici, città: da qui l’idea per cui occorra introdurre nella progettazione di edifici tutto quel bagaglio innovativo che la rivoluzione digitale in atto ci sta offrendo per rispondere al meglio alle esigenze umane. Al LUMI si parla di smart city, smart building, smart space secondo un’ottica complessa e non lineare: difficilmente sentiremo nominare la parola filiera in questo contesto, meglio il termine ecosistema.

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LUMI però non è solo una fiera con più di 120 espositori e sponsor provenienti da tutto il mondo – in particolare dalla Cina – ma è anche un magazine di settore e una academy. Per questo motivo pure noi di BluPeak Consulting siamo stati coinvolti dai colleghi di Jump Facility – che ringraziamo nella persona di Elisabetta Bracci, collaboratrice all’organizzazione e anima di LUMI – in questo evento così affascinante per raccontare, nella giornata di giovedì 21 alle ore 14, il mondo del project management in rapporto alla digital transformation. Il padiglione 22 di Bologna Fiera, infatti, è un grosso insieme di stand espositivi, aree dedicate al relax, spazi per conferenze e talk show, nel quale figure provenienti da contesti differenti si ritrovano per conoscere e riflettere sulle ultime novità riguardanti le costruzioni.

Capita dunque di trovare il programmatore accanto all’architetto e all’ingegnere elettronico, oppure l’artigiano che dialoga col professore universitario. In questo contesto il project management casca a pennello e non sfigura affatto, anzi. Come ci dicono gli indicatori sui cambiamenti in atto nel mondo del lavoro, si produrrà sempre più attraverso il progetto e sempre più attraverso strumenti tecnologici avanzati. Digital e project management si contaminano a vicenda; da un lato abbiamo persone al lavoro, alle quali è richiesta una dose sempre più massiccia di conoscenze anche umanistiche – le cosiddette soft skill – per governare la digital transformation affinché sia davvero umana, in pieno stile illuministico, e per tener fede al mantra per cui il project manager debba essere “one mile wide and one inch deep”. Dall’altro abbiamo software sempre più avanzati che aiutano i professionisti nell’eseguire al meglio i propri progetti. Pensiamo al mondo della progettazione, quello che in inglese si chiama design, e al cambiamento rivoluzionario che le tecnologia ha comportato nel giro di pochi decenni: di fatto si è passati dai lucidi eseguiti con la china al BIM (Building Information Modeling) o al digital twin.

Da sottolineare anche gli eventi collaterali al LUMI, momenti preziosi per il lancio di nuovi progetti o per il networking dove ospiti d’alto profilo esperti di Industry 4.0, BIM, IoT, Smart Building e Property Management mostrano le possibilità e le aspettative di oggi e di domani. LUMI Expo, dove il futuro è già presente.


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

BLUPEAK @ LUMI EXPO A BOLOGNA FIERA

BLUPEAK @ LUMI EXPO A BOLOGNA FIERA

ARRIVA LUMI EXPO A BOLOGNA FIERA. BLUPEAK CI SARÀ!

Mancano pochi giorni a Lumi Expo 2019, la mostra convegno sulle tecnologie che personalizzano l’ambiente costruito, in programma a Bologna Fiere il 21 e 22 novembre. Bright technology for a smart life: la tecnologia come soluzione per migliorare la vita dell’uomo all’interno degli smart spaces, degli smart building e delle smart city.

La certificazione delle competenze

La certificazione delle competenze

LA COMPETENZA DI COMPETERE
Uno dei capisaldi del sistema economico-produttivo nel quale viviamo consiste nel fatto che per riuscire a ritagliarsi un ruolo – più o meno rilevante – all’interno del mercato occorre essere competenti, ossia avere la competenza rispetto a ciò che si fa. Senza la competenza non avrebbe senso mettersi in gioco, ovvero in competizione con tutti coloro che vogliono garantirsi una fetta di profitto nell’ambito analogo al nostro.

La competenza di competere

La competenza di competere

LA COMPETENZA DI COMPETERE
Uno dei capisaldi del sistema economico-produttivo nel quale viviamo consiste nel fatto che per riuscire a ritagliarsi un ruolo – più o meno rilevante – all’interno del mercato occorre essere competenti, ossia avere la competenza rispetto a ciò che si fa. Senza la competenza non avrebbe senso mettersi in gioco, ovvero in competizione con tutti coloro che vogliono garantirsi una fetta di profitto nell’ambito analogo al nostro.